Coaching - 20190730_Sonia

Psicoterapeuta Psicologa del Lavoro e Organizzazioni Consultant & Coach
BenEssere, Sviluppo, Evoluzione
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COACHING

‘In RELAZIONE al COACHING’

della Dott.ssa Sonia De Leonardis
Coach Psicologa del Lavoro e delle Organizzazioni Psicoterapeuta
 

“Un giovane uomo stava camminando lungo una spiaggia, quando notò una persona che sembrava raccogliere qualcosa da terra e lanciarla in mare.
Avvicinatosi, notò che gli oggetti erano stelle di mare e che da lì si era circondati da queste creature, lungo tutta la spiaggia, per miglia e miglia,
sembrava ce ne fossero a milioni.‘Perché stai lanciando stelle di mare in acqua?’
chiese una volta giunto vicino alla persona.
‘Se queste stelle di mare resteranno sulla spiaggia, domattina quando la marea si ritirerà moriranno’ rispose questa continuando il suo lavoro.
‘Ma è ridicolo’ esclamò il giovane, e ridendo continuò ‘guardati attorno, ci sono migliaia di miglia di spiaggia e milioni di stelle di mare:
come puoi pensare che quello che stai facendo faccia la differenza?’
La persona raccolse un’altra stella di mare e lanciandola in acqua rispose:
‘Farà la differenza per questa e per tutte quelle che avrò lanciato.’”
(adattamenti liberi da M. Parkin)
 
Il coaching descrive una realtà relazionale connotata e peculiare, che a differenza di altre situazioni consulenziali e relazionali riguardanti le persone - dentro e fuori le aziende - si declina processualmente assumendo specifiche caratteristiche. Trasversalmente, posso definire l’arte del coaching come quel processo che libera il potenziale di una persona per portare al massimo la sua performance, in un processo di apprendimento che attiva un circolo virtuoso.
Come psicologa del lavoro individuo tre macroaree e leggo il processo del coaching da un punto di vista organizzativo, da un punto di vista gruppale e da un punto di vista individuale, mettendone a fuoco destinatari e dunque le finalità, le metodologie e gli strumenti più appropriati.  

Da un punto di vista organizzativo il coaching è un rapporto di partnership che si stabilisce nelle organizzazioni tra coach e caochee (il cliente) allo scopo di aiutare quest’ultimo ad ottenere risultati ottimali con focus sull’ambito lavorativo, all’interno dello specifico contesto, nel quale questi è inserito con tutte le sue dinamiche. A seconda, poi, che nell’ambito organizzativo il focus scelto sia il ruolo, la progressione al ruolo, una relazione (ad esempio capo-collaboratore) un team di persone, o altro, il coaching si declinerà in una sua specifica tipologia ed assumerà la particolare denominazione e le specifiche tecniche. Vi sono infatti diverse tipologie di coaching - ad es. possiamo individuare gli ambiti dell’executive coaching, o del carrer coaching o del business coaching, o del personal coaching etc. - e differenti metodologie con i relativi strumenti, ma tutte queste in comune hanno il fatto di supportare il coachee per portare la persona a sviluppare al massimo il potenziale di cui è dotata.
Nei contesti organizzativi il coaching ha fatto il suo ingresso nella seconda metà del secolo scorso, negli anni '90 quando la complessità di alcune organizzazioni ha sentito la necessità di una figura di fiducia soprattutto in affiancamento ai responsabili delle risorse umane e ai direttori del personale alle prese con tematiche dalla complessità crescente. Nei primi anni del 2000 (2003) veniva persino visto come una moda nel campo dei direttori della formazione e praticamente sconosciuta ad altre professioni. Contributi fondamentali sono stati apportati dagli Stati Uniti dove il coach era nato in ambito sportivo per sviluppare e incrementare la prestazione di una squadra creando uno spirito di gruppo che lo rendeva forte e motivato, capace di raggiungere gli obiettivi fissati. I primi libri sul coaching risalgono già anni 70 e in questi lo si applicava in ambito sportivo dal tennis, al golf, allo sci, etc. Dunque per parlarne bisognerebbe o aver almeno letto qualcosa di chi, dall’ideatore di questa tecnica in avanti, lo ha sviluppato e anche sapere qualcosa di quel paesino in Ungheria denominato Kocsis o Koczi noto per un suo mezzo di trasporto. Il termine coach rimanda a ‘cocchiere’ ‘conducente’, colui che conduce le persone da dove sono a dove vogliono andare: questo già connota l’ambito professionale del coaching e lo differenzia da tutte le altre professioni. Nelle organizzazioni europee, la valenza del termine attingendo alla figura dell’allenatore, inteso come l’allenatore sportivo (cioè colui che prepara a raggiungere le migliori prestazioni possibili nella disciplina sportiva), si è sviluppata come una metodologia congeniale nel rendere un processo ottimale. Chiaro che si sia diffuso nei contesti organizzativi fra direttori, prime linee, quadri e gli Amministratori Delegati.
Necessaria diviene una specifica. Nelle aziende il panorama delle figure professionali che vengono coinvolte nelle attività hanno specificità professionali che è importante distinguere. Ad esempio diverso è un mentor, da un counselor che come dice il termine stesso consiglia, così come questo si distingue dal ruolo del consulente, da un formatore, da un medico del lavoro o da uno psicoterapeuta, sembra scontato esprimere ciò, ma non lo è!
 
Il mentor deriva dal personaggio dell’Odissea, amico di Ulisse, dal nome Mentore, che aveva ricevuto da questi l’incarico di seguire l’educazione del figlio Telemaco durante la sua assenza per la guerra di Troia. Si trattava di una sorta di ‘vice-padre' scelto per la sua saggezza ed esperienza, e la cui autorevolezza si fondava sul duplice rapporto di fiducia da parte del padre e da parte del figlio. In azienda si individuano persone disponibili, colleghi più anziani ed esperti, per offrire consiglio e supporto ai colleghi più giovani e neo inseriti, poiché questa relazione si fonda sulla fiducia che l’organizzazione ha di trasmettere i valori e la cultura dell’organizzazione e sulla fiducia della persona affidata di trovare un ascoltatore attento ai suoi bisogni e uno spazio psicologico in cui portare le proprie istanze caratterizzato da riservatezza e avulso da situazioni gerarchiche e di potere. E’ dunque un ruolo molto delicato che necessita di persone che abbiano anche un tratto pedagogico nei confronti di altri colleghi. Questa figura tipicamente interna all’organico aziendale, è più simile a quella del counselor che invece è esterno all’organizzazione.
 
Anche il coach è esterno all’organizzazione e rispetto al mentor aiuta maggiormente nei confronti della carriera e dello sviluppo coadiuvando la crescita professionale dei singoli con le esigenze dell’organizzazione e con l’ottenimento di una performance in linea con gli obiettivi che egli stesso ha posto.
Il Coach conosce le strategie e le politiche aziendali poiché quanto concorda con le persone a lui affidate diventano impegni per l’organizzazione e gioca un ruolo nel sistema premiante. In contesti dove si punta ad ottimizzare le prestazioni e a migliorarle per un rendimento ottimale, come in azienda e nello sport, è sinergico il coaching, che ciò che conta sono gli obiettivi, come è risaputo tra chi ha vissuto in questi contesti.
Un counselor ha tutt’altra funzione e non lavora con le medesime modalità. Il counseling è invece un'attività il cui scopo è consigliare per il miglioramento della qualità della vita di una persona, dando spunti e consigli per sostenere le capacità di autodeterminazione di una persona, è infatti un’attività prettamente individuale che può riguardare ambiti anche personali. Il counseling offre uno spazio di ascolto nel quale esplorare difficoltà relative ad es. a processi evolutivi, a fasi di transizione e a stati di crisi rinforzando le capacità di cambiamento (Assocounseling). Nel percorso di counseling si ha la possibilità di esplorare e scoprire modi di vita che soddisfano maggiormente le esigenze personali, in modo più autentico e creativo e la persona può arrivare a scegliere di cambiare il proprio percorso professionalmente o come progetto di vita.  
Per mettere in luce le notevoli differenze fra le professioni e chiarire bene, ispirandomi alle distinzioni di una illustre Psicologa, Coach e Giornalista, descrivo le differenze mediante la mia metafora di un potenziale velista: provate a immaginare una persona che sale su una piccola barca a vela, vuole navigare ma per quanto faccia l'imbarcazione resta in porto. Qualcuno si avvicina...
qualcuno si avvicina accoglie i suoi problemi, lo fa parlare, gli dà consigli; un altro si avvicina e gli spiega il funzionamento di una barca, verifica che il natante sia a posto, e dà suggerimenti sul metodo per orientare meglio le vele; un altro, molto esperto del mezzo nautico, talvolta un navigatore consumato, sale in barca e gli dà una dimostrazione pratica di come si veleggia; un altro dialogando con lui indagherà che cosa gli impedisce di veleggiare, se da bambino il fratello maggiore vi era salito lasciandolo a terra o se il padre per punizione gli aveva proibito anche solo di avvicinarsi alle barche; un altro ancora si avvicinerà e gli chiederà dove vuole andare, chiederà che cosa lo attrae laggiù e cosa significa per lui raggiungere quella meta. Verificherà se quella persona sà già veleggaire e se la barca a vela è il mezzo più appropriato per raggiungere la meta. Chiederà cosa significa per lui raggiungere quella meta a vela, che cos’altro serve per partire etc. etc.
Chi ha incontrato nell’ordine il potenziale velista? Un counselor, un consulente, un mentor, uno psicoterapeuta, un coach!

Posso dunque definire il coaching come una relazione efficace e collaborativa tra un coach e un coachee (cioè il cliente) ovvero una persona che si mette in gioco! Il coach è l’alleato nel percorso di cambiamento, che sviluppa la consapevolezza delle risorse delle persone. Il rapporto è alla pari, il coach si prende l’impegno e la responsabilità del processo, il coachee dell’allenamento e dei risultati.

Un’ Azienda illuminata mette a disposizione delle proprie persone strumenti per orientarsi e svilupparsi, poi però tocca al singolo attivarsi per cogliere le migliori opportunità che ha individuato per se stesso. Queste metodologie trovano il loro fiorire nell’attivazione autonoma delle persone perché cambia il contratto psicologico tra l’individuo e l’organizzazione: l’organizzazione non è più l’ente che guida e motiva ma diventa un ambito che offre opportunità che le persone valutano e colgono in termini di valore motivazionale per loro stessi come congruenti al proprio ‘progetto di vita’.
Nel proprio progetto di vita si può anche cogliere opportunità attivandosi autonomamente e cercando uno psicologo del lavoro con specializzazioni che lavori anche con queste metodologie.

Se hai di fronte un obiettivo sfidante, una decisione importante, un cambiamento, il coaching e il counseling sono metodologie che possono attivare potenzialità e farti scoprire nuove soluzioni.  



Coaching e Counseling su obiettivi personali e lavorativi

Il coaching è un metodo maggiormente orientato all’azione che consente di raggiungere obiettivi, i cui punti cardine possono essere definiti come: stabilire l’obiettivo, definire un piano d’azione e perseguirlo. Si utilizza in ambito aziendale per il miglioramento delle prestazioni lavorative, in ambito sportivo per conseguire risultati, in ambito scolastico e universitario, o in ambito personale, per es. per cambiare casa, prendere delle decisioni etc. Il coaching è basato sulla piena autonomia e responsabilità del cliente.
Come lavoro - Quando sei immerso nel problema, tendi a ripetere le stesse azioni, anche se inefficaci. Se continui a fare le stesse cose, otterrai gli stessi risultati” (A. Einstein)

Il counseling è invece un'attività il cui scopo è consigliare per il miglioramento della qualità della vita di una persona, dando spunti e consigli per sostenere le capacità di autodeterminazione di una persona. Nel counseling si accompagna in uno spazio di ascolto nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, a fasi di transizione e a stati di crisi rinforzando le capacità di scelta o di cambiamento rispetto a ciò che non soddisfa più. Si può ricorrere al counseling in ambito professionale e in ambito personale per esplorare con consigli e suggerimenti e scoprire modi di vita che soddisfano maggiormente le esigenze personali.
Il coaching per l’eccellenza


Il coaching già decenni fa nelle aziende di tutto il Globo era stato persino introdotto come metodologia per sviluppare l’eccellenza a partire tuttavia da una cornice teorica e da un mindset sottostante specifico. Come metodologia per lo sviluppo dell’eccellenza personale e professionale, il coaching non può prescindere da una formazione con specifico percorso sulla specifica metodologia processuale. In questa ottica il coaching può anche divenire un processo trasformazionale che permette alle persone di evolvere e realizzare i risultati desiderati a partire da una alleanza relazionale che non può che essere una relazione professionale connotata da fiducia, con uno stile collaborativo, empatica e riservata, accogliente e sfidante insieme, improntata al rispetto reciproco. Il coaching crea uno spazio relazionale dove è necessario riflettere ed agire in una relazione sinergica agli obiettivi fissati muovendo fra le risorse della persona, potenziando abilità creative e sviluppando abitudini mentali per le diverse situazioni, riconoscere ed utilizzare i propri talenti, sviluppare nuove capacità, competenze e strategie. Gli incontri di coaching generano un movimento evolutivo verso il futuro, verso ciò che si desidera raggiungere e i risultati che si vogliono vedere realizzati. La sessione di coaching ha una durata da 60 a 120 minuti. Il numero di sessioni, che compongono il percorso di coaching, viene definito insieme a valle dei primi incontri conoscitivi.
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